Nuovo episodio nello scontro tra il leader di Azione, Carlo Calenda, e il segretario della Dc in Sicilia, Stefano Cirillo, durante la presentazione del libro del leader di Azione, a Palermo "Il patto. Oltre il trentennio perduto". 

"Il caso di Cuffaro - ha detto Calenda - è il caso di uno che è stato condannato in via definitiva per favoreggiamento dei mafiosi. In un Paese che non è un Paese del terzo mondo, una persona del genere non ha la faccia di presentarsi in pubblico per il resto dei suoi giorni, non si rimette a fare politica perché se è così per favore non celebriamo Falcone e Borsellino come grandi eroi. Ce ne stiamo tutti in silenzio e diciamo che va bene tutto", ha aggiunto Calenda. 

"Uno che torna e dice 'sì, guarda. Io ho favorito i mafiosi, ma adesso - ha proseguito il leader di Azione alzandosi in piedi - ho 140 mila, 200 mila voti... tieniteli. Duecentomila... Me ne fotto. In nessun paese civile, in nessun posto come la Sicilia che ha avuto i morti che ha avuto, uno oserebbe dire ho tot mila voti. Tu non hai niente. Perché i voti sono liberi e non ti devi permettere, per dignità dei siciliani, di dire che controlli 200 mila voti... Non controlli un beato nulla, perché i voti sono dei cittadini". Dopo le parole di Calenda, si è alzato dal suo posto in sala il segretario della Dc che ha replicato:  "Lei pensa che 200 mila persone si facciano controllare? Lei offende l'intelligenza dei siciliani. Lei non può dire che sono voti mafiosi. Si deve vergognare". 

Dura anche la replica di Totò Cuffaro, arrivata a stretto giro di posta dalle parole di Calenda. "In diversi recenti interventi sulla collocazione della Democrazia cristiana in vista delle prossime elezioni Europee - ha dichiarato attraverso in una nota - abbiamo assistito al trionfo di un interessato moraleggiare. Quest'ultimo si nutre di una tatticistica povertà politica, praticata all'insegna di ormai logori strumenti di dialettica, in cui la realtà dei fatti può anche essere maliziosamente narrata o addirittura ricostruita, pur di raggiungere i propri contingenti obiettivi di potere. Al netto dei comprensibili riferimenti alla mia vicenda giudiziaria (della quale ciascuno mostra, tuttavia, quale sia la propria effettiva considerazione dei principi predicati dall'articolo 27 della Costituzione), lo dimostra la surreale polemica su alcune espressioni attribuite ad una mia recente intervista,  che basta leggere per scoprire inesistenti". 

"Ciò che invece sembra esistere davvero - continua Cuffaro - è un disprezzo, assai poco democratico, verso il legittimo percorso di una comunità politica idealmente orientata, che in questi anni ha mobilitato la vivacità e l'impegno di tanti giovani e tante donne. Un disprezzo che appare mosso dall'evidente obiettivo di usare queste critiche per liquidare conti interni alle proprie formazioni politiche o ridefinirne assetti e leadership. Ma occorre ricordare che a tutto questo in democrazia pensano gli elettori, con il libero e responsabile esercizio del diritto di voto. E di questo la Democrazia cristiana è pienamente consapevole e totalmente rispettosa. So cosa sono le difficoltà e la sofferenza, le ho vissute chiuso in una cella, mi hanno suscitato coraggio e speranza. So che dobbiamo andare avanti - conclude - e ho la consapevolezza di farlo insieme a tanti amici, nonché la serenità di poterli rassicurare che in questa competizione per le Europee ci saremo".

Sezione: Politica italiana / Data: Dom 21 aprile 2024 alle 16:45
Autore: Tommaso Di Caprio
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